Napoli ferrovia by Ermanno Rea

Napoli ferrovia by Ermanno Rea

autore:Ermanno Rea [Rea,Ermanno]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-02-13T00:00:00+00:00


Fuori continua a piovere e di luce ce n’è sempre meno. Dico a Caracas che siamo arrivati al nostro capolinea, alla tappa conclusiva del nostro viaggio. Capisci, Caracas? Ora noi daremo vita a una recita, come fossimo in teatro o un regista ci riprendesse con la sua macchina da presa. Non ti eccita tutto questo?

Non riesce neppure a scuotere la testa in segno di diniego. Mi guarda e basta.

«Caracas» dico, «non dimenticare che Luigi fu un mio grande amico e che la sua fine mi pesa ancora dentro con tutto il carico dei suoi non decifrati interrogativi.»

Si alza e mi viene accanto. Ormai siamo davvero come due attori su un palcoscenico: attori e pubblico nello stesso tempo. La penombra mi pesa sempre di più addosso, come quella frase di Incoronato che ripeto un po’ ossessivamente: Se mi capita di poter fare qualcosa per te, che ne dici?

«Caracas, se mi capita di poter fare qualcosa per te, che ne dici?»

Mi guarda stralunato.

Penso al peso di quelle parole: una tonnellata.

«Ma di che cosa stai parlando?»

«Cristo, di quella frase, di quella povera timida battuta, Caracas.»

Annuisce, ma non so se ha capito davvero quello che voglio dire. Del resto, non è molto chiaro neppure a me. Tutto quello che so è che in quelle parole a me pare riconoscere tutta intera la mia giovinezza, assieme a quella di Incoronato e non so di quanta altra gente che, come noi, considerava il prossimo suo, la società, non semplici astrazioni concettuali ma insiemi di persone vere, in carne e ossa.

Prometto a Caracas una conclusione rapida della nostra recita. Lo lusingo con parole gentili e affettuose: sei un vero amico, Caracas, un altro al posto tuo mi avrebbe già mandato a quel paese mentre tu sei paziente, sopporti con mitezza e simpatia le mie stravaganze… «Ti ricordi per caso di zio Gennarino?»

Scuote la testa.

Gli rammento l’imperturbabile vecchietto del quarto capitolo di Scala a San Potito. Un giorno zio Gennarino incrocia per caso Incoronato (l’io narrante, insomma). Chiedo a Caracas di leggere insieme a me. Io faccio la parte di zio Gennarino e lui quella di Incoronato.

IO: «Signorino, io non sono curioso. Ma una cosa, me la potete dire?».

CARACAS: «E perché no?».

IO: «Dico, voi sono quattro cinque sere che venite qua dentro…».

CARACAS: «Ebbene?».

IO: «Come, ebbene? Che ci venite a fare?».



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